Il territorio di produzione del “Colli Lanuvini” comprende, oltre al territorio di Genzano, parte di quello di Lanuvio. L’esposizione è a sud-ovest con una lunghissima insolazione, ma con la temperatura mitigata dal riscontro delle correnti tra mare e lago.

I sistemi di allevamento della vite a Genzano erano, un tempo, completamente diversi da quelli delle altre zone, in quanto le canne, che allora erano l’unico sostegno delle viti, allineate a filari si riunivano ad anni alterni da una parte e dall’altra. Il suolo destinato a questa alternanza era chiamato “dote”, in quanto usato per rinnovare il terreno a ridosso dei ceppi delle viti. L’amore dei viticoltori dei Castelli Romani per il vigneto era tale da far incontrare di frequente terminologie che umanizzano la vite. Così i rami secondari sono chiamati “nepoti”.
Anche in questa zona è ormai comune la tendenza di trasformazione dal tendone al filare, con una certa preferenza per il sistema alla gouyot, in cui vi è un solo “castello”, costituito da un ramo a frutto e da uno a legno. Nella soluzione adottata attualmente, però, la vite ha due castelli, uno su ciascun fianco del ceppo.
Le numerose lavorazioni del vigneto, anche nel periodo estivo, consentono al terreno di mantenersi fresco pur nella stagione calda.

I vitigni sono simili a quelli delle altre DOC dei Castelli, ma in questo territorio è più sentita la tendenza all’introduzione dei vitigni migliorativi quali lo Chardonnay poiché accentua la fragranza dei fiori dell’uva, già tipica di tale vino. La commercializzazione dei vini dei “Colli Lanuvini” ha salde radici nel passato e si sta evolvendo da un mercato fortemente localizzato, ad un mercato sempre più mondiale.

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